28 maggio 2024

Una "Saetta" per la Regia Aeronautica Italiana. Il Macchi MC.200 fu sicuramente uno degli aeroplani più rappresentativi tra quelli utilizzati dalla Regia Aeronautica durante la Seconda Guerra Mondiale.

A "Saetta" for the Italian Royal Air Force. The Macchi MC.200 was certainly one of the most representative airplanes among those used by the Regia Aeronautica during the Second World War.

Capostipite di un importante serie di velivoli da caccia la cui massima espressione fu il Macchi MC.205 "Veltro", il Macchi MC200 "Saetta" fu sicuramente uno degli aeroplani più rappresentativi tra quelli utilizzati dalla Regia Aeronautica durante la Seconda Guerra Mondiale. L'esigenza di offrire alla Regia aeronautica un nuovo velivolo da caccia spinse la fabbrica Macchi, ad avviare nel 1935 lo sviluppo del caccia "Saetta".

Una "Saetta" per la Regia Aeronautica

L'MC-200 fu realizzato in aderenza con le specifiche emesse dalla Regia Aeronautica che enfatizzava molto le prestazioni velocistiche, l'armamento e l'autonomia caccia; il velivolo doveva essere un monoplano carrello retrattile, armato con una mitragliatrice Breda-SAFAT calibro 12,7 mm. e con autonomia di un'ora. Successivamente l'autonomia del velivolo fu raddoppiata e le mitragliatrici furono portate a due.

Il progetto della mitragliatrice Breda-SAFAT da 12,7 mm, iniziato nel 1935 assieme alla variante da 7,7 mm, è basato sull'arma americana Browning M1919, adattata per usare munizioni italiane. Questa mitragliatrice ha costituito per tutta la guerra l'armamento primario dei caccia Fiat CR-42, Fiat G-50, Macchi MC200, Reggiane Re.2000 e quello secondario, dei successivi MC205, G55 e Reggiane Re.2005.
Alimentata a nastro sparava ad una cadenza di 700-800 c/m che scendevano a 575 c/m quando sincronizzata. I proiettili 12,7 per 81 mm SR Breda, derivati dai Wicked avevano una velocità iniziale di 765 metri al secondo.

Come propulsore fu imposto il motore radiale Fiat A74 RC 28 da 870 Hp, l'unico motore italiano d'allora, sufficientemente affidabile e riproducibile in gran numero.

Il motore A74 Ciclone progettato dalla FIAT negli anni '30, è stato un motore aeronautico affidabile, progetto basato sul motore statunitense Pratt & Whitney R1535 a doppia stella con quattordici cilindri. Fabbricato fino agli anni '40 con un totale di circa 5500 esemplari, inclusi quelli realizzati su licenza dalle Officine Meccaniche Reggiane.
L’A 74, come anche l’A 80, fu costruito adottando parti uguali per i due motori per facilitarne la riparazione. Era dotato di un compressore centrifugo azionato meccanicamente dal motore, un riduttore di velocità epicicloidale ad ingranaggi conici (di tipo Farman), valvole di scarico refrigerate internamente con sali di sodio, alettatura particolare dei cilindri brevettata dalla Fiat, e basamento in lega leggera in tre parti.
É stato impiegato prevalentemente su velivoli da caccia e su cacciabombardieri nel corso del secondo conflitto mondiale.
https://www.museomotori.unipa.it/scheda.php?id=24

La Macchi, malgrado la notevole esperienza acquisita con i velivoli provvisti di motore in linea (soprattutto Idrovolanti da corsa), fu costretta a tornare alla produzione di aeroplani con motore radiale o stellare.
I collaudi in volo del prototipo del "Saetta" (MM336), iniziarono il 24 dicembre 1937 a Lonate Pozzolo.

Monoplano metallico ad ala bassa con carrello triciclo posteriore retrattile, il "Saetta" disponeva di una caratteristica cofanatura motore bugnata e di una cabina di pilotaggio provvista di tettuccio scorrevole all'indietro. Nelle mani dei collaudatori il Macchi MC200 evidenziò immediatamente buone caratteristiche di volo, ma anche, alcuni difetti in parte condivisi da altri monoplani dell'epoca.

Macchi al decollo

Come il Fiat G50, infatti, anche l'MC200 era soggetto a fenomeni di autorotazione spontanea che, purtroppo costarono la vita a più di un pilota. Gli ingegneri pensarono erroneamente che si trattasse di un difetto congenito dei monoplani e si giunse a questa conclusione anche sulla spinta della generale diffidenza con la quale le vecchie generazioni di piloti, abituati a volare sui biplani, avevano accolto questi nuovi aeroplani.

La stessa esperienza della guerra civile spagnola, del resto aveva evidenziato la superiorità dei biplani come il Fiat C.R.32 nei confronti dei veloci monoplani sovietici come il

Progettato dal celebre Ingegner Rosatelli, il Fiat CR 32, in volo mostrò subito una eccezionale manovrabilità aiutato in questo dal motore 12 cilindri a V da 600 Hp che gli permetteva di raggiungere una velocità 375 Km/h. Progettato agli inizi degli anni '30 si caratterizzò per robustezza e affidabilità con un armamento buono per l'epoca, di due mitragliatrici Breda-Safat da 12,7 mm (che sparavano attraverso il disco dell’elica). Il Fiat CR 32 ebbe il suo battesimo del fuoco con l’Aviazione Legionaria, durante la Guerra Civile Spagnola, e prevalse subito sui caccia monoplani di fabbricazione sovietica come i Polikarpov I-16.
Terminato il loro utilizzo in Italia i CR32 vennerom usati in Spagna come addestratori fino al 1953.
Un esemplare è esposto al MUSEO A.M. di Vigna di Valle.

Polikarpov I-16 "Rata". Il problema, in realtà, non era nella formula monoplana ma nell'adozione di ali a profilo costante.

Il caccia sovietico Polikarpov I-16 si distinse durante la guerra civile spagnola, fu soprannominato Rata (topo) dai nazionalisti, mentre i repubblicani lo soprannominarono Mosca (il riferimento era all’insetto, non alla città). Il Polikarpov I-16 fu progettato nei primi anni '30, e può essere considerato il precursore dei velivoli a carrello retrattile. Volo la prima volta il 31 dicembre 1933, e mostrò immediatamente di essere un velivolo assai efficiente con una velocità ragguardevole di 360 km/h.

I monoplani di produzione italiana appartenenti alla stessa classe del MC200 sono molti: Reggiane RE 2000 "Falco" e ancora il caccia

Il caccia Reggiane Re.2000 "Falco" è un monomotore con struttura metallica ad ala bassa. Progettato nel 1938, il primo volo del prototipo ebbe luogo il 24 maggio 1939. Fu prodotto in 150 esemplari. La produzione in serie continuò nel 1939-1944. La macchina è stata progettata tenendo conto delle caratteristiche dell'American Republic P-35. La Regia Aeronautica ordinò pochi aerei e ne ricevette 12 nella prima fornitura, altri 25 esemplari furono consegnati nel 1941. La richiesta di nuovi esemplari non avvenne, quindi Caproni vendette gli aerei già prodotti e ancora sulla catena di montaggio, a Ungheria e Svezia.
Dati tecnici (Re.2000 I): lunghezza: 7,99 m, apertura alare: 11 m, altezza: 3,2 m, velocità massima: 530 km/h, tangenza: 11200 m, portata massima: 950 km, armamento: fisso - 2 mitragliatrici Breda-SAFAT cal.12,7 mm, sotto le ali fino a 200 kg di bombe.
Delle 60 macchine che sono state vendute alla Svezia rimane un solo esemplare attualmente esposto in un Museo.

Caproni Vizzola F.5, provvisto di ali a profilo variabile che non erano soggetti a fenomeni di autorotazione tanto pericolosi.

Caproni Vizzola nel 1936 ricevette dal Ministero dell'Aeronautica Militare, una richiesta per la fornitura di un aereo da caccia di nuova generazione, al fine di dotare la Regia Aeronautica di nuovi mezzi aerei in sostituzione degli ormai datati caccia biplani. Il costruttore presentò un prototipo costruito nel corso del 1938 e volò per la prima volta sull'aviosuperficie di Vizzola Ticino il 19 febbraio 1939. (Un'altra data per il primo volo, viene rilevata dai documenti: 15 luglio 1940). Il prototipo fu accolto bene e si iniziò a produrre un limitato numero di velivoli. I Caproni F5 costruiti furono assegnati alla 300ª Squadriglia del 167° Gruppo Autonomo Intercettori dell'Aeroporto di Littoria in forza alla 3ª Squadriglia Aerea. Gli aerei furono consegnati presso la base di Latina, dove rimasero come caccia notturni per buona parte della guerra; limitato fu il loro contributo allo sforzo bellico poiché erano aerei “nati vecchi”. Nel corso degl'anni che seguirono, tutti gli aerei smisero di funzionare per vari motivi e furono demoliti. Come tutti gli aerei da caccia italiani, il Caproni F.5 era equipaggiato con due mitragliatrici Breda-SAFAT da 12,7 mm con riserva di 350 colpi ciascuna. Il propulsore era il Fiat A.74 RC.38 Ciclone da 840 Hp, il tipo di motore montato sul Macchi MC200. La velocità massima era di 496 km/h.

I monoplani con ali a profilo costante avevano tutti - o quasi tutti - una certa tendenza ad entrare in "autorotazione" ovvero in stallo ad alta velocità, dovuto al distacco della vena fluida dell'ala a profilo costante. Il problema verrà risolto con l'adozione, a partire dal 1940, di ali a profilo variabile, che verranno applicate alle nuove serie costruttive di tutti i caccia.

Al punto debole dell'ala il MC200 aveva altri difetti: uno l'autonomia inferiore ai 500 km, e un altro importante, tettuccio che, oltre a limitare la visibilità rendeva particolarmente difficoltosa - se non impossibile - la procedura di abbandono dell'aeroplano da parte dei piloti.

Anche l'armamento si sarebbe ben presto rivelato inadeguato alle esigenze operative; il calibro delle due SAFAT era elevato, ma la loro cadenza di tipo era limitata dal dispositivo di sincronizzazione dell'elica. Gli esemplari delle ultime serie costruite da Macchi, furono equipaggiati anche con due mitragliatrici alari Breda-SAFAT calibro 7,7.

Diretti concorrenti del MC-200 erano il Fiat G-50 e il caccia

Il FIAT G50 "Freccia", prodotto dalla Fiat Aviazione negli anni '30. Velivolo da caccia, monoplano ad ala bassa a sbalzo, monomotore, monoposto a struttura interamente metallica con cabina di pilotaggio chiusa e carrello retrattile. Questo velivolo aveva una velocità massima di 469 km/h e si dimostrò più veloce dei biplani da combattimento contemporanei. Il propulsore era il motore radiale Fiat A.74 RC38 a 14 cilindri da 626 kW (840 CV) raffreddato ad aria. I Freccia prestarono servizio in Spagna durante la Guerra Civile spagnola. Gli armamenti (che si dimostrarono inadeguate) erano: una o due Breda-SAFAT da 12,7 mm sul muso e altre due Breda-SAFAT da 7,7 mm sulle ali.
Dati Tecnici: Lunghezza: 7,80 m; Altezza: 2,96 m; Superficie alare: 18,06 mq; Apertura alare: 10,99 m; Peso a vuoto: 2.094 kg; Peso totale: 2.696 kg; Velocità massima: 469 km/h.
Source: https://www.asisbiz.com/il2/Fiat-G50/Fiat-G50-Freccia.html

IMAM RO.51, prodotto dalla Industria I.M.A.M. di Napoli.

Il caccia RO.51 sviluppato dall'azienda italiana Industrie Meccaniche Aeronautiche Meridionali (IMAM) negli anni '30, prese forma nel 1936 sotto la direzione dell'ingegnere Giovanni Galasso. Viste le proposte fatte dall'azienda costruttrice, la commissione tecnica dell'Aeronautica ritenne necessario iniziare la costruzione di due prototipi del RO.51. Il Ministero dell'Aviazione assegnò a due prototipi le matricole rispettivamente MM.338 e MM.339. Nei voli di prova il 6 luglio 1938 avvennero nel centro ricerche di Guidonia, dove l'aereo raggiunse la velocità massima di 467 km/h a 5000 m di altitudine.Questo caccia non fu mai costruito in numero sufficiente e i pochi esemplari rimasero nell'hangar fino alla fine della guerra.

Una prima valutazione congiunta da parte della Regia Aeronautica venne effettuata nel 1938 a Guidonia, sede del centro sperimentale dell'aeronautica. Le prove effettuate portarono all'esclusione del RO.51, mentre il Saetta dimostro di avere buone qualità nella velocità e di salita.
Nell'impiego operativo l'MC200 si dimostrò decisamente superiore al G50 e i tecnici dell'aeronautica non ritennero mai di operare un confropnto diretto in volo, fra i due velivoli. Entrambi i monopani furono adottati dalla Regia Aeronautica e la Macchi fu la prima a consegnare 99 esemplari di serie prodotti, tra il giugno 1939 e il marzo 1940.
Al ripetersi dei fenomeni di autorotazione spinse la Macchi a sviluppare una nuova ala a svergolamento negativo mentre la Sai Ambrosini (Società Aeronautica Italiana Ambrosini di Passignano sul Trasimeno Perugia), fu incaricata di modificare quella originale applicando questo in tipo di intervento a tutti i velivoli già costruiti e a quelli di successiva realizzazione.

La nuova ala fu adottata sul Macchi MC-202 "Folgore", che usciva, finalmente, dalla catena di montaggio con la modifica già apportata, a un velivolo di completa concezione italiana, capace di contrastare i caccia alleati nei teatri d'operazione dove l'Italia agiva.

Il Macchi 202 "FOLGORE" fu il più moderno caccia italiano della seconda guerra mondiale, di concezione avanzata veloce e manovrabile, robusto e affidabile. L'aereo MC.202 rappresenta l’evoluzione del MC.200 del quale sviluppa la concezione costruttiva attorno al potente propulsore a cilindri in linea Daimler-Benz DB 601. Era in grado di raggiungere i 600 km/h ed era molto apprezzato dai piloti, sebbene l’armamento di sole due mitragliatrici Breda-SAFAT da 12.7 mm, fossero insufficienti per un velivolo di queste avanzate prestazioni. Il MC.202 entrò in servizio nel luglio 1941, un anno dopo l'entrata in guerra dell'Italia. La Regia Aeronautica lo impiegò su tutti fronti di guerra: Africa Settentrionale, Russia e territorio nazionale, rimase in servizio fino al 1948.
Dati Tecnici: Apertura alare: 10,50 m; Lunghezza: 8,90 m; Altezza: 3,05 m; Superficie alare: 16,80 mq; Peso a vuoto: 2.400 kg; Peso totale: 2.932 kg; Velocità massima: 605 km/h a 6.000 m; Autonomia massima: 680 km a 8.000 mt.

Il nuovo caccia dalla linea aerodinamica sembrava invincibile, anche perché fu dotato di un eccezionale motore di produzione tedesca quale il: Daimler-Benz DB605, che generava potenze molto superiore ai 1.000 Hp, della serie standard DB600.

Daimler-Benz DB 601 DB ??. Fu un motore di grande successo montato su vari aeroplani dell'Asse: progettato nel 1934 con il primo DB 600, era un V-12 sovralimentato e invertito da 746 kW (1.000 cavalli). La consegna dei motori prototipo iniziò nel dicembre 1935. Tra gli aeroplani che lo adottarono ci furono: l'Heinkel He 111, il Dornier Do 17 e il Macchi202. Il DB 601, aveva l'iniezione diretta del carburante e un compressore a velocità variabile. La potenza nominale dei motori di serie, variava da 820 kW (1.100 cavalli) a 2.066 kW (2.770 cavalli). Tra gli aerei che adottavano il DB 601 c'erano i Messerschmitt Bf 109 e Bf 110F-0/-1/-3 nonché Heinkel He 111. Furono costruiti un totale di 19.322 motori DB 601, mentre furono 74.896 i motori di tutti i modelli della serie DB 600.

A causa dell'occupazione tedesca della Danimarca, sfumò l'ordine di acquisto danese per 12 MC200. La guerra obbligò la Macchi alla produzione in serie presso altri stabilimenti: la Breda e l'Ambrosini.
I primi 240 MC200 prodotti, avevano il tettuccio trasparente completamente chiuso mentre i rimanenti ne montaroo uno di nuovo tipo, parzialmente aperto, con il difetto di una maggiore resistenza aerodinamica.

Solo un centinaio dei Saetta disponevano di ruotino retrattile, in tutti gli altri il ruotino era fisso. Per incrementare l'autonomia vengono introdotti un nuovo serbatoio interno da 50 L e serbatoi alari supplementare sganciabili in volo da 100 litri.
Le varianti del MC200 furono l'MC 200AS (Africa settentrionale), provvisto di un efficace filtro anti sabbia e di altri equipaggiamenti specifici per l'impiego in ambiente desertico a protezione dei cuscinetti delle ruote. Il cacciabombardiere MC 200 CB era dotato di travetti subalari porta bombe.

Squadra di Macchi sul tarmac

Con l'avvento dei MC202 "Folgore" gli MC200 furono progressivamente destinati all'attacco al suolo o all'adestramento. I Saetta rimasero in produzione fino all'armistizio con un consistente numero di velivoli pronti in attesa dei motori che non venivano consegnati per la distruzione delle linee di montaggio a causa dei bombardamenti. Senza seguito rimase il prototipo MC201 (MM 436)che avrebbe dovuto montare un motore Fiat A76 RC 40 da 1000 cavalli. Complessivamente gli MC200 costruiti, compresi i due prototipi, furono 1.153: di questi 397 vennero assemblati nelle officine della Macchi, 200 dall'Ambrosini e 556 dalla Breda.
Lo sviluppo di questo propulsore fu sospeso e l'MC201 iniziò i collaudi nell'agosto 1940 spinto da un motore Fiat A.74 da 870 cavalli.
L'aumento in velocità, consentito da questo motore e dall'aerodinamica più accurata, non furono tali, comunque, da convincere la Macchi a proseguire lo sviluppo del MC201.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, l'MC.201 fu impiegato principalmente nell'Africa settentrionale, nei Balcani e alla difesa dei cieli italiani. Nonostante fosse un aereo ben progettato e con buone prestazioni, l'MC.201 durante il corso del conflitto, iniziò a essere superato da aerei alleati più avanzati.

L'impiego del MC-200 da parte della Regia Aeronautica.

Questo velivolo ha operato su quasi, tutti i fronti di guerra nei quali erano presenti contingenti italiani dal Mediterraneo alla Grecia, dall'Africa settentrionale alla Russia.
Anche dopo l'Armistizio dell'8 settembre 1943 i Saetta hanno continuato a volare, al Sud con l'Aeronautica cobelligerante, e al nord, con l'aviazione Nazionale repubblicana, della Repubblica Sociale Italiana (RSI).

Il 10 giugno 1940 gli MC200 in linea con la regia Aeronautica erano 156, in massima parte in servizio con il 6° Gruppo del I° Stormo, di base in Sicilia, e il 152º Gruppo del 54° Stormo a Vergiate.
Con gli MC 200 aveva operato per brevissimo tempo anche il I° Gruppo, del 4° Stormo, questo reparto tornò presto a volare con i biplani Fiat CR 42 "falco" con i quali si trasferì in Libia per prendere parte alle operazioni in Africa settentrionale, a causa dei già citati inconvenienti alle ali i primi Saetta non presero parte alle operazioni contro la Francia, ricevettero il "battesimo del fuoco" nel settembre 1940 nel cielo di Malta.

Il Fiat C.R.42 "Falco" caccia diurno/notturno, monomotore, monoposto di tipo sesquiplano, con carrello fisso e struttura metallica a rivestimento misto, fu un fortunato biplano italiano della seconda guerra mondiale. Realizzato dalla Fiat Aviazione negli anni '30 era in forza alla Regia Aeronautica, ma fu acquistato anche da paesi come Belgio, Ungheria, Finlandia e Svezia. Questo aereo fu l’ultimo caccia biplano della storia ad essere costruito in serie. Assieme al Gloster Gladiator britannico e al Polikarpov I-15 sovietico, (ai quali era superiore) fu anche l’ultimo caccia biplano a combattere nel secondo conflitto mondiale e l’ultimo biplano nella storia ad abbattere, nel 1945, un aereo nemico.
Dati Tecnici: Lunghezza: 7,45 m; Altezza: 2,63 m; Superficie alare: 22,10 mq; Apertura alare: 9,50 m; Peso a vuoto: 1.386 kg; Peso totale: 1.905 kg; Velocità massima: 356 km/h; Autonomia massima: 2 ore e 30 minuti.

Gli MC 200 ingaggiarono frequenti combattimenti con i caccia britannici e fu solo la bravura dei piloti, a permettere ai caccia italiani di riuscire a tenere testa ad avversari come gli Hawker "Hurricane" , armati con ben 8 mitragliatrici calibro 7,7 mm e con i propulsori

L'aereo Hawker "Hurricane" era un aereo da caccia monoplano monoposto britannico progettato dal capo progettista Sydney Camm della Hawker Aircraft all'inizio degli anni '30. Partecipò insieme al suo partner Spitfire, alla Battaglia d'Inghilterra nell'estate del 1940, nel momento del primo attacco dei bombardieri tedeschi alle città inglesi. Entrò in servizio per la prima volta nel 1937.
Era un caccia più veloce degli aerei allora in servizio; con una maggiore potenza di fuoco di otto mitragliatrici. All'inizio della seconda guerra mondiale erano in servizio circa cinquecento Hurricane il cui primo impiego avvenne in Francia, continuò la sua vita operativa nei cieli d'Inghilterra e nel Commonwealth britannico. Essenzialmente l'Hurricane era un Hawker Fury ingrandito, la Hawker Aircraft, senza finanziamenti governativi costruì un prototipo, un monoplano a sbalzo, completo di carrello retrattile e dotato del motore Rolls-Royce PV-12, meglio conosciuto ora come Rolls-Royce Merlin.
Dopo i test a terra, il primo prototipo (K5083) volò il 6 novembre 1935, nelle mani del collaudatore George Bulman.
Dati tecnici: Apertura alare, mt 12.20; Lunghezza, mt 9.59; Altezza, mt 3,96; Superficie alare, m2 23.93; Peso (kg a vuoto 2.118; Peso al decollo 2.994; Motore Rolls-Royce Merlin III PD; Potenza, 1030 HP; Velocità massima, km/ora 520; Autonomia, km 965; Tangenza, m 10.900; Equipaggio, pilota 1; Armamento, otto mitragliatrici MG da 7,7 mm.

Rolls-Royce Rolls-Royce Merlin III PD, destinati a figurare tra i propulsori aeronautici 12 cilindri, più importanti del mondo e la cui affidabilità fu in seguito largamente provata.

Il Rolls-Royce Merlin è un motore aeronautico di costruzione inglese, a pistoni V-12 raffreddato a liquido (1 650 hp). Rolls-Royce lo presentò la prima volta nel 1933 con il nome de PV-12. Il Merlin è il motore degli Spitfire e dell'Hurricane, benchè la maggioranza della produzione fu destinata al bombardiere pesante quadrimotore Avro Lancaster.

Dopo le prime missioni di intercettazione, di sorveglianza e di scorta ai bombardieri italiani e del corpo aereo tedesco, in azione contro Malta, di MC200 cominciarono ad essere dislocati anche lungo le coste del mar Adriatico per prendere parte alle operazioni sul fronte balcanico.
Proprio da Belgrado Jugoslavia, il 9 agosto 1941 decollarono i Saetta del 22° Gruppo inquadrati nel Corpo Italiano di spedizione in Russia.

I 51 aeroplani suddivisi in quattro squadriglie, si trasferirono a Tudora (del distretto di Botosani Romania), nei pressi di Odessa, volando in formazione a riprova dell'elevato grado di addestramento dei nostri piloti. I Saetta furono dislocati su varie basi avanzate e malgrado le condizioni climatiche proibitive (era frequente che le operzioni si fermassero per le temperature di -30°c), appoggiarono efficientemente l'attività delle forze terrestri e si batterono contro gli avversari, con motorizzazioni più potenti.

Bellissima foto del Macchi

I nostri velivoli MC 200 si batterono con coraggio e abilità, in numerose occasioni ne uscirono vincitori. In Russia i Saetta, infatti, ebbero i maggiori successi operativi nel dicembre 1941, il rateo di abbattimenti dei velivoli sovietici era addirittura di 12 a 1.
Questo valore, più o meno costante anche nei mesi successivi confermò le qualità delle macchine e l'abilità dei piloti costretti ad operare in un ambiente estremamente difficile con modestissime attrezzature, di supporto troppo spesso inadeguate al rigido clima Russo.

L'ultima missione degli MC200 ai quali si erano affiancati alcuni MC202 venne effettuata il 17 gennaio 1943 poco dopo iniziò il ripiegamento delle unità dell'asse incapaci di contenere la controffensiva russa. Poche settimane prima dell'inizio delle operazioni in Russia i Saetta, erano schierati in Libia a Castel Benito; le operazioni in Africa settentrionale furono le più impegnative per gli MC200 sia in termini di missioni svolte che di velivoli impiegati.

Gli avversari abituali dei Saetta erano gli "Hurricaine" e i nuovi Curtis P-40 "Kittyhawk" e i Supermarine Spitfire quest'ultimo alimentato dal Rolls-Royce Merlin, Rolls-Royce Griffon. Dati tecnici del Curtiss P-40E: Apertura alare, mt 11.38; Lunghezza, mt 9.66; Altezza, mt 3.23; Superficie alare, m2 21.92; Peso con aereo vuoto kg 2.880; Peso al decollo 3.756; Peso massimo al decollo kg 3.996; Motore Allison V-1710-39; Potenza 1150 HP; Velocità massima, 582 km/ora; Velocità di crociera, 431 km/h; Velocità di salita, 640 m/min; Tangenza, mt 8.839; Equipaggio 1 pilota; Armamentoi: 6 mitragliatrici Colt-Browning M-2 da 12,7 mm (281 colpi per mitragliatrice); 3 bombe da 227 kg.

Il Curtiss P-40 era una revisione del P-36/Hawk 75 con motore radiale. Il prototipo XP-40 era un P-36A convertito con l'R-1830 sostituito con un Allison V-1710-19 V-12 raffreddato a liquido. Volò per la prima volta nell'ottobre 1938, il P-40 fu valutato a Wright Field nel maggio 1939 risultando in un ordine per 524 aerei. Conosciuto come Warhawk, Tomahawk o Kittyhawk, il Curtiss P-40 si dimostrò un caccia versatile e di successo durante la prima metà della seconda guerra mondiale. I Tomahawk a bocca di squalo che i "Flying Tigers" del generale Claire Chennault fecero volare in Cina contro i giapponesi. Il P-40 è stato utilizzato da Inghilterra, Francia, Cina, Russia, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Sud Africa e Turchia, nonché dagli Stati Uniti.

Motore dei Curtiss P40 Allison V-1710-19 V-12

I primi P-40 montarono un potente motore con 12 cilindri a V raffreddato a liquido: l'Allison V-1710-19 V-12, motore che permetterà ai Curtiss P40 di raggiungere la supremazia nei cieli d'Europa.

L'Allison V-1710 era il primo motore americano a 1.000 cavalli. Il V-1710-C fu anche il progenitore del “long nose” per le versioni successive di maggiore potenza. I progettisti Allison nei nuovi modelli estesero l'albero dell'elica di circa 30 centimetri (12 pollici) per una più efficiente struttura.
L'Allison V-1710 equipaggiava la maggior parte dei caccia dell'esercito americano durante la seconda guerra mondiale, inclusi Lockheed P-38, Bell P-39 e P-63, Curtiss P-40 e i primi P-51 nordamericani. Il V-1710-C15 (designazione militare V-1710-33) alimentava gli aerei da inseguimento Curtiss P-40, P-40A, B e C.

Le missioni tipiche erano l'intercettazione, la ricognizione la scorta ai Bombardieri e la contro aviazione. La presenza dei nostri aerei Macchi MC200 e Macchi MC202 si limitò al territorio nazionale (fino all'8 settembre 1943, data dell'entrata in vigore dell'armistizio), furono effettuati attacchi contro i reparti terrestri e unità navali alleate (l'azione più eclatante fu la fondamento del cacciatorpediniere HMS Zulu), ma in più occasioni ma in più di una circostanza i nostri velivoli furono vittima dei sabotatori britannici. Numerosi furono i bombardieri "Blenheim" e "Beaufighter"abbattuti da i nostri aerei, che fino all'ultimo giorno di guerra contro gli Alleati, combatterono con coraggio e abnegazione.

L'ultima azione dei "Saetta" in Africa settentrionale fu effettuata il 2 maggio 1943. Gli esemplari ancora efficienti, quindi, rientrarono in Sicilia "alla spicciolata". Le nostre squadriglie di MC 200 dislocate nella penisola avevano ben poche possibilità di contrastare efficacemente le formazioni di bombardieri. Spesso, infatti, uno o due velivoli erano inviati contro gruppi di 30/40 aeroplani, per una lotta impari e senza speranza. Malgrado la schiacciante inferiorità numerica, comunque, i nostri piloti riuscirono ad abbattere molti bombardieri alleati, ma non il numero sufficiente da modificare il corso delle operazioni. Nel luglio 1943 i "Saetta" ancora efficienti erano un'ottantina, ripartiti tra reparti operativi (di cui alcuni dislocati in Grecia e Albania) e scuole di caccia.

Al momento dell'armistizio alcuni MC 200 Riuscirono a riparare al sud ed entrare (nei mesi seguenti), a far parte dell'Aeronautica italiana cobelligerante. L'unico reparto di MC200 che riuscì a portarsi nei ranghi compatti oltre le linee alleate fu l'8° gruppo che, proprio il giorno dell'armistizio, avrebbe dovuto scortare alcuni SM79 in azione di aerosiluramento.

I Saetta rimasti al nord furono utilizzati prevalentemente per l'addestramento e lo stesso tipo di impiego ebbero gli esemplari dell'Aeronautica cobelligerante.Degli MC.200 sopravvissuti agli eventi bellici solo due sono giunti fino ai nostri giorni sono esposti presso il museo storico dell'A.M. di Vigna di Valle a Roma (uno è l'MC200 MM 7707). Si tratta del penultimo esemplare della 7ª serie costruttiva ed è stato prodotto dalla Macchi nel 1941. Per molti anni è stato conservato presso l'istituto tecnico aeronautico "Galileo Galilei" di Roma e, nel 1968, è entrato a far parte della raccolta dell'allora Museo di Vigna di Valle (inaugurato) nel 1977). Sottoposto a restauro è stato rifinito nei colori di un esemplare della 359ª squadriglia del 22° Gruppo impiegato sul fronte Russo.

L'altro e ultimo Macchi MC200 Saetta sopravvissuto, invece, è un esemplare conservato negli Stati Uniti che, acquistato da un privato e esposto nel Museo "in the WWII Gallery at the National Museum of the United States Air Force. (U.S. Air Force photo by Ken LaRock) in DAYTON, Ohio

Macchi MC200 esposto al National Museum of the United States Air Force

Date le sue pessime condizioni, però, il velivolo venne trasferito a Venegono per essere sottoposto da parte della Aermacchi ad un completo restauro, recentemente concluso. Il velivolo ha ricevuto le insegne originali della 372ª Squadriglia (in realtà apparteneva alla 165ª) con le quali operò in Africa settentrionale ove nel giugno del 42 fu catturato dagli alleati.

Rielaborazione di un testo di Stefano Cosci

Beechcraft C-45 in arte "bici" Pag. 22 Rivista "AVIAZIONE GIOVANI" supplemento n. 44 alla Rivista Aeronautica N. 2 - 1992

Macchi MC200 esposto al museo National Museum of the United States Air Force

Una "Saetta" per la Regia Aeronautica

Macchi al decollo

Squadra di Macchi sul tarmac